Nel corso della storia il Mediterraneo si è più volte ristretto, allungato, chiuso, aperto secondo i commerci e le guerre degli uomini.
In un tempo come il nostro spesso è più vasto di un abisso e i pensieri lo frequentano come un cimitero in cui piantare un fiore o una bestemmia per ogni naufragio, o per dividersi tra coloro che lo vogliono chiudere come un cancello e coloro che lo vogliono spalancato per cantare a tutti un benvenuto.
Ma il luogo dei cimiteri è il cielo e se c’è una cosa che questo mare di dentro può insegnare a chi vive sulla terra è di alleggerire le proprie ossessioni per la sicurezza e la proprietà.
Il Mediterraneo, quando è stato bordo e non muro, ha rappresentato la piazza ondosa in cui si sono incontrati i destini nomadi e quelli sedentari, gli uomini che risalivano dal deserto e quelli che arrivano dalle città, portatori di parole e vicende molto diversi, a volte inconciliabili.
Il Mediterraneo, quando è stato bordo e non muro, è un luogo che ha educato al sentimento del diverso, una scuola irripetibile delle differenze.